Dalla discussione è emerso che:
E’ importante riuscire a collegare il passato con il presente, fare del nostro vissuto esempi significativi nel presente.
Nella nostra società c’è un mostro detto TV che ci bombarda di messaggi e ci dice cosa fare, ci dà tantissimi stimoli con tante strade da percorrere; c’è anche più informazione, soprattutto con i social. Non sempre però siamo in grado di gestirli. Ci sono anche più pregiudizi razziali anche a livello di identità sessuale perché se ne parla apertamente molto di più.
Risulta complicato con le domande poste tornare a casa stasera con risposte: la rottura di memoria è che fatichiamo a ricordare quello che siamo stati. Anche noi combinavamo le nostre marachelle più o meno importanti, però cercavamo anche di risolverle in qualche modo. Quello che tranquillizza oggi che siamo adulti maturi è che dobbiamo essere testimoni credibili, mai pensare di vivere nel passato e di essere arrivati. Portare a casa oggi qualcosa di bello da ognuno dei presenti. Felice di testimoniare la cristianità.
Per quanto riguarda la terza domanda, la cosa che osservo nei gruppi oggi è che dobbiamo metterci in ascolto vero e aprire un dialogo coi giovani, non dimostrare di sapere tutto, ma essere testimoni credibili e coerenti.
La testimonianza credibile è rara, però anche i giovani devono vedere con i nostri occhi. I giovani ci “pesano”, sanno anche meditare su quanto vedono e sentono, ma non danno subito soddisfazione.
Quanto noi siamo capaci di dialogare con i ragazzi? Come comportarci di fronte ad alcuni ragazzi che sono provocatori? Quanto noi siamo disposti a metterci in gioco per dialogare? La formazione permanente è importante e dobbiamo riconoscere che ognuno di noi ha i propri carismi e dà quello che riesce. Non sta a noi raccogliere, noi cerchiamo di fare del nostro meglio per seminare bene; la maggior parte dei ragazzi poi è brava e sa rispondere adeguatamente alle varie situazioni che il vivere propone.
La nostra generazione ha creato anche molti problemi e i ragazzi hanno difficoltà ad essere valorizzati nei vari campi, tanto che molti vanno all’estero. Saranno le generazioni future a dimostrare la positività o meno delle nostre testimonianze.
Oggi, a differenza di molti anni fa in cui nelle nostre comunità c’erano suore e preti missionari, siamo diventati noi terra di missione e succede che i giovani rispondano positivamente alle proposte che vengono loro fatte, forse perché chiare e precise.
Bisogna sapersi proporre ai ragazzi senza alzare staccionate, lavorare sull’atteggiamento che teniamo nei loro confronti trasmettendo il messaggio “sto bene con te”, creando relazioni gioiose, serene. Oggi i giovani hanno conoscenze maggiori, non si può raccontar loro solo “parole”. I social sanno influenzare molto i comportamenti e le idee dei giovani e non, dare dei punti di riferimento validi diventa un caposaldo. Anche I.A. (intelligenza artificiale) sta portando problematiche, non sempre si riesce a distinguere le notizie e le informazioni date. E’ importante creare una moralità per cui venga usata per fini positivi.
Noi adulti scout dobbiamo essere coerenti sia come scout che come adulti; i giovani ci sfidano, sta a noi essere fedeli ai nostri valori; se riusciamo a lavorare con loro qualcosa si ottiene: devono capire che devono essere loro a “guidare la propria barca”.
Molti ragazzi sono allo sbando perché la vera emergenza educativa è degli adulti, di quei genitori che hanno circa 40/45 anni e non riescono ad essere punto di riferimento per i propri figli perché bisognosi essi stessi di una guida, tanto che a volte si vestono e comportano come i figli creando confusione di ruoli.
Il genitore deve fare il genitore, non deve essere amico dei figli, ma deve essere l’educatore. Educare un figlio perché un domani diventi un persona giusta, onesta e rispettabile. Durante la fase della crescita dei figli, i genitori devono essere credibili con l’esempio, con il comportamento, non dire fai questo fai quello, ma facciamo questo o quello insieme. Non dobbiamo essere autoritari ma autorevoli. E non parliamo solo dei genitori, ricordiamo anche i nonni sono una parte importante della nostra vita sono la nostra memoria storica, con i loro racconti tramandano ai nipoti storie, favole, eventi storici quasi dimenticati, i conflitti mondiali, eventi catastrofici che la memoria di alcune persone vuole dimenticare, vedi Vajont. ecc. ecc.
E’ importante però dare anche ai ragazzi la possibilità di vivere la comunità e di essere ascoltati, accolti e non giudicati. Ricordiamo che saranno i genitori di domani. Noi oggi dobbiamo essere credibili ma non autoritari.
Un’idea è di proporre ai genitori di partecipare attivamente, facendo servizio, ad alcuni incontri scout dei figli; il rischio è che si ingeriscano nelle attività impedendo di fatto una serena partecipazione al gruppo dei figli. Partecipare alla vita sportiva o altre attività con i figli non significa per forza dover fare un tifo accanito, come a volte si vede in televisione persone che cambiano totalmente la loro personalità diventando feroci individui pronti a tutto. Partecipare, per essere d’esempio come tifoso nel rispetto degli avversari, dell’arbitro, degli ufficiali di gara e tutti coloro che partecipano all’evento. Questo è sicuramente l’unico modo per vivere lo sport come una festa condivisa… ESEMPIO E RISPETTO.
Enzo Vettore
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