Si tratta del progetto di Pausa Cafè, la cooperativa sociale che da anni gestisce il forno interno alla casa di reclusione San Michele di Alessandria. Il grano importato dal Paese est-europeo, in carcere si trasforma in farina e bontà che vengono venduti anche per finanziare l’autonomia dei piccoli produttori

Roberta Barbi – Città del Vaticano

Quando gli ultimi si occupano degli ultimi, c’è da scommettere che ne uscirà fuori qualcosa di buono. E nel caso del progetto “Bread for peace”, che attraverso la cooperativa Pausa Cafè coinvolge i detenuti fornai del carcere di Alessandria, quel qualcosa oltre a essere buono è anche caldo e fragrante, perché si parla di pane, grissini e farina. “Abbiamo dieci panettieri che impastano pane biologico realizzato con lievito madre, che poi viene consegnato in oltre 60 punti vendita aderenti della rete Novacoop che è partner del progetto”, racconta con soddisfazione a Vatican News Marco Ferrero, presidente di Pausa Cafè.