M.A.S.C.I.  Zona Verona

 

Le diverse comunità MASCI della zona di Verona si sono date appuntamento questo sabato pomeriggio a Casette di Legnago per vivere assieme un momento di formazione e di spiritualità quaresimale in preparazione alla Pasqua.Cominciamo l’uscita sotto una pioggia battente. Ma non abbiamo paura! Siamo scout, anche se attempati e acciaccati. E dobbiamo dimostrarlo proprio in occasioni come queste. “Per lo scout non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento”. E poi: “lo scout sorride e canta anche nelle difficoltà”. Al di là di queste considerazioni prettamente legate allo spirito del movimento scout, facciamo una considerazione più generale sulla bellezza del nostro ritrovarci insieme. L’occasione è il momento di formazione e di spiritualità quaresimale, ma questa, appunto è solo un’occasione sia pur importante. L’obiettivo è più grande. Ci si trova bene assieme alle persone – sarebbe meglio dire, in senso più cristiano, ai “fratelli, alle sorelle” – con cui condividiamo valori, ideali, un cammino di fede … Allora non stupisce, o non stupisce più di tanto, il fatto di essere arrivati in tanti, più numerosi della volta precedente. Tocchiamo con mano come queste iniziative di zona stiano crescendo, a poco a poco. Lo spirito di soddisfazione e di gioia che proviamo quando arriviamo ad appuntamenti come questo ci dicono che siamo sulla strada giusta. Non c’è bisogno di tante cose in fondo. Si sente quando una cosa è giusta, quando una cosa va bene, quando va per il verso giusto. Il bello, il bene, ciò che vale si diffonde per un senso di spontaneità, quasi per passaparola, per una sorta di attrazione misteriosa. Non seguendo i canoni del marketing pubblicitario, nemmeno del marketing pubblicitario religioso. Quando un’esperienza vale, è significativa, si sa che andrà in porto, in una maniera o nell’altra, anche se non necessariamente seguendo per filo e per segno gli schemi e le previsioni di chi l’ha pensata e organizzata.È così che funziona con “queste cose”, con queste iniziative. Si deve predisporre e organizzare più o meno ogni cosa per poi … lasciare spazio all’imprevedibilità e alla fantasia dello Spirito.

Alle 15 ci raduniamo nella cappella della Domus Pacis a Casette di Legnago per il lancio dell’esperienza. La cappella fatica a contenerci tutti. Don Luigi ci presenta il piccolo cammino della Croce che vivremo fra poco. Il fulcro di questo momento iniziale è la lettura del testo stupendo e commovente di Tonino Bello sulla “Collocazione provvisoria”. Commentiamo tra di noi quanto don Tonino sia sempre un grande, come persona, come pastore, come vescovo, come profeta. Come poeta … capace di toccare le corde più profonde dell’umanità di ciascuno. Al di là di ogni retorica. Veramente un’immagine stupenda. Accanto ad ogni croce, anche quella più grave e dolorosa, è appeso questo cartello ingiallito “collocazione provvisoria”. Passerà, non disperare, non sappiamo come, ma passerà. Anche se lo possiamo dire con la vicinanza silenziosa e rispettosa più che con tante parole.

Dopo un po’ di titubanza usciamo all’aperto armati di ombrelli e coperti da cappucci. Ci accompagna una pioggerella leggera, grazie al cielo non tale da farci desistere. Altra riflessione. Non è la stessa cosa vivere la Via Crucis, e questa in particolare, per le strade di un paese, camminando immersi nella realtà della vita della gente e viverla al chiuso di una cappella, nel tepore di un centro comunitario. Non c’è proprio paragone. Innanzitutto perché l’uscire all’aperto e il percorrere le strade del borgo seguendo una croce cantando e pregando è un modo molto semplice e basilare per portare la fede agli altri, alle “periferie” delle città, come dice papa Francesco. E in secondo luogo perché forse è proprio la caratteristica più importante della croce di Gesù quella di poter essere vicina alle croci e ai drammi degli uomini e delle donne di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Camminare seguendo la croce in una borgo, in mezzo alle auto, è un modo di dire che la croce di Gesù è vicina, illumina la croce di tutti, indistintamente. Al di là della nostra consapevolezza e del fatto di rendercene più o meno conto.

Le stazioni, le tappe di questo cammino sono state solo quattro, e non tanto distanziate tra di loro. Non abbiamo dovuto camminare molto, anzi. Quattro tappe brevi, concise, vissute con semplicità e partecipazione. Arriva un’età, una fase della vita – la nostra – in cui non ha più senso andare in cerca di cose esaltanti, di esperienze strabilianti (queste esperienze le lasciamo volentieri ad altri, noi non ne sentiamo più bisogno). La nostra età è fatta di sana “normalità”. Questo non vuol dire appiattimento. La sfida dell’AS è di saper comunque continuare il proprio percorso di formazione e di crescita … fino all’ultimo giorno che ci è dato di vivere.

Ad ogni stazione è stato letto il vangelo corrispondente. Ad esso ha fatto seguito poi la testimonianza di una realtà che rende attuale quel particolare aspetto della croce. Alla stazione di Gesù caricato della croce ci è stata presentata la realtà della Piccola Fraternità di Legnago. Alla stazione di Gesù che incontra la madre la realtà del Centro Aiuto Vita. Alla stazione in cui Gesù è aiutato dal Cireneo ci ha presentato il suo lavoro e la sua missione un giovane diacono permanente che vive a disposizione della realtà ecclesiale delle parrocchie del Legnaghese. L’ultima stazione è stata la Crocifissione che è stata attualizzata per noi dalla testimonianza di un membro delle Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da Don Oreste Benzi e presenti anche in questo territorio. Quattro finestre per aprirci alle sofferenze di fratelli e sorelle facendocene nella misura del possibile un po’ carico.

La piccola Via Crucis si è conclusa al centro comunitario della parrocchia delle Casette. Dopo una pausa ristoratrice al circolo comunitario abbiamo iniziato a prepararci alla Messa celebrata con tutta la comunità nella bella chiesa dedicata a Sant’Antonio da Padova. La chiesa si è riempita con la presenza di tanti AS. Un’altra bella testimonianza. È molto più significativo celebrare con la comunità, anche se talvolta, per esigenze di programma, si è obbligati ad organizzarla tra di noi. E poi il modo di celebrare, di cantare, di rispondere, il come è stata preparata la celebrazione, anche con l’aiuto di diversi mezzi tecnologici. Pure l’Eucaristia è stato un momento importante del programma di oggi, non qualcosa di “dovuto” perché siamo scout cattolici o perché c’era con noi l’AE. L’Eucaristia è il centro e il fulcro della vita cristiana, ce lo ricorda il Concilio. Senza di essa non riusciremmo a vivere. La domenica è il Giorno del Signore e l’Eucaristia è il modo per celebrarlo. Continuiamo a dirlo con convinzione senza nasconderci il fenomeno dello svuotamento quasi generalizzato di tutte le chiese da cui siamo circondati. Per noi l’Eucaristia è sempre un’esigenza irrinunciabile. Forse non è inutile sottolinearlo, anche come Adulti Scout.

La giornata si è conclusa con la consueta agape fraterna, con il risotto preparato dai volontari della parrocchia delle Casette e con la condivisione del pane, degli affettati e dei dolci che ogni comunità ha portato. Un grazie enorme a tutti coloro che hanno reso possibile questa bella esperienza. A chi ha avuto il coraggio di idearla, a chi ha saputo coinvolgere e a chi si è lasciato coinvolgere in ogni aspetto, dalle testimonianze all’ospitalità e alla preparazione del cibo. Ogni esperienza è frutto di pensiero, di fatica, di riflessione e di confronto. È proprio dell’essere Adulti, e AS, non dare mai per scontata questa realtà. E saperne sempre fare tesoro con gratitudine e riconoscenza.

Stefano Costa